Incuriosito dai segnavia bianchi e verdi che vedeva girando in bicicletta e dalla presentazione a cui aveva assistito, Antonio Saldano decide di iniziare a percorrere la Via Francisca del Lucomagno
Mercoledì 31 luglio c’era stata la presentazione della Via Francisca del Lucomagno alla Collegiata di Castiglione Olona. Fra gli astanti anche Antonio Saldano, che la scopre per caso e alla fine decide di percorrerne un tratto: se ne innamora.
Ecco il racconto del suo viaggio lungo la Via Francisca del Lucomagno che “Non è solo la prova fisica, non è solo la perseveranza o la profondità delle riflessioni che il silenzio e la natura inducono, è camminare a tempo con la vita, è riscoprire il lusso di avere una giornata tutta per sè, di avere otto ore solo per camminare, per guardarsi intorno, per pensare senza frenesia.”
Un viaggio lungo le prime due tappe, fra alto varesotto e il Santuario di Santa Maria del Monte, fra parroci disponibili e funzionari delle poste basiti che hanno dovuto apporre dei timbri senza forse capire a cosa. Ecco il racconto che ci ha fatto pervenire, e per cui gli siamo molto grati. Buon cammino a te, Antonio!
“La scopro quasi per caso questa via Francisca. Io biker appassionato frequentatore della valle Olona, dei sentieri limitrofi che vi afferiscono sono attratto da questi piccoli cartelli verdi, dagli adesivi, da questo pellegrino raffigurato che sembra non avere fretta, nè temere le distanze.Posso dire che è lei, la via Francisca, a incontrare me una sera d’estate nel cortile del Palazzo Branda Castiglioni. Ascolto attentamente chi ne parla estasiato e allora io, tentato dalla proposta di poterla percorrere in momenti diversi, decido di provarci.
Ponte Tresa- Pavia, il tratto italiano…posso farcela, mi dico. Mi metto alla prova, faccio qualche tentativo-allenamento sulla ciclabile della valle Olona e poi mi sento sicuro di poter fare le prime due tappe, una di seguito all’altra….34 km più o meno da Ponte Tresa al Sacro Monte. La giornata è splendida dal punto di vista metereologico, l’entusiasmo è alle stelle e il panorama fa il resto: in 8 ore vado dal confine svizzero al paesino di Santa Maria del Monte. Le sorprese cominciano presto, poco dopo la partenza tra le acque e i mulini del parco dell’Argentera: il fresco, il silenzio e la voce della natura si mostrano il viatico migliore. Io che non sono un assiduo frequentatore di chiese mi sorprendo a dirigermi proprio lì, ad ogni arrivo in paese, scopro che mi fa piacere cercare il parroco, spiegargli che sto percorrendo la via Francisca, vedere nei suoi occhi un po’ di stupore e quell’incoraggiamento a continuare.
Parco dell’Argentera, Cadegliano Viconago
Ghirla e Ganna, la passeggiata sul lungolago dove mi sono imbattuto in un’idea curiosa, interessante: un blocco di fogli, una penna, una cassetta per le lettere e l’invito a lasciare scritto un desiderio. Io l’ho fatto…chissà, forse il mio desiderio si avvererà.
A saperlo prima avrei chiesto la forza e il fiato per affrontare la salita che porta al Brinzio, ma in ogni caso, dopo una breve pausa ristoratrice, arrivo in cima a godermi il panorama e la fatica è svanita. In paese cerco il parroco che non trovo, ma non mi perdo d’animo e faccio timbrare la credenziale all’ufficio postale…mi guardano un po’ straniti, ma io sono sempre più sereno: felice della strada che ho percorso, della natura che mi ha accolto e del fatto che trovare la segnaletica è proprio facile, sbagliare non è proprio possibile!
Costeggio il laghetto, scorgo le sorgenti dell’Olona e là sopra intravedo la mia meta, non è distante, ma il sole è ormai alto e la fatica nelle gambe comincia farsi sentire. L’incoraggiamento del parroco della Rasa, unito al fresco della casa parrocchiale mi convincono che l’ultimo sforzo ricompenserà la mia costanza. Affronto il viale delle Cappelle, le conto ad una ad una e ognuna è un piccolo gioiello di arte che sposa la natura circostante; in cima la terrazza del Mosè e poi il Santuario.
Timbro alla credenziale e fine della tappa, anzi delle due tappe. Non è solo la prova fisica, non è solo la perseveranza o la profondità delle riflessioni che il silenzio e la natura inducono, è camminare a tempo con la vita, è riscoprire il lusso di avere una giornata tutta per sè, di avere otto ore solo per camminare, per guardarsi intorno, per pensare senza frenesia. Per pensare se stessi, per non farsi travolgere dai pensieri altrui. Di questi tempi praticamente un elisir di lunga vita!
Buon cammino a tutti!”